- Home
- Cosa Vedere
- Statua di...
Descrizione
La statua di Ferdinando II di Borbone si trova in Via Garibaldi, precisamente in Largo marinai russi.
La sua storia inizia nel 1839, quando Pietro Tenerani, celebre scultore del XIX sec., eseguì la prima statua in bronzo, che raffigurava Ferdinando II con l’uniforme e in mano diplomi a favore della città. Durante la rivoluzione del 1848, quando il sovrano borbonico bombardò per 8 mesi la città, conquistandosi l’appellativo di “re bomba”, i Messinesi presero la statua, che era posta in piazza Duomo, e la fusero realizzando dei mortai per contrastare l’esercito borbonico.
A seguito dell’insuccesso dei moti del ’48, il sovrano borbonico riprese il controllo del territorio e fu realizzata la nuova statua. L’attuale opera in bronzo, sempre del Tenerani, è datata 1852 e si presenta con la mano destra alzata e con la sinistra vicino alla spada (quindi in pose meno “pacifiche”), ricca comunque di particolari come i ricami nel mantello o l’espressione pacata del volto. Venne risparmiata durante il risorgimento nel 1861 e fortunatamente non subì danni nel terremoto del 1908, conservata nel Museo Regionale fino al 1973, da allora occupa l’attuale sito.
La sua storia inizia nel 1839, quando Pietro Tenerani, celebre scultore del XIX sec., eseguì la prima statua in bronzo, che raffigurava Ferdinando II con l’uniforme e in mano diplomi a favore della città. Durante la rivoluzione del 1848, quando il sovrano borbonico bombardò per 8 mesi la città, conquistandosi l’appellativo di “re bomba”, i Messinesi presero la statua, che era posta in piazza Duomo, e la fusero realizzando dei mortai per contrastare l’esercito borbonico.
A seguito dell’insuccesso dei moti del ’48, il sovrano borbonico riprese il controllo del territorio e fu realizzata la nuova statua. L’attuale opera in bronzo, sempre del Tenerani, è datata 1852 e si presenta con la mano destra alzata e con la sinistra vicino alla spada (quindi in pose meno “pacifiche”), ricca comunque di particolari come i ricami nel mantello o l’espressione pacata del volto. Venne risparmiata durante il risorgimento nel 1861 e fortunatamente non subì danni nel terremoto del 1908, conservata nel Museo Regionale fino al 1973, da allora occupa l’attuale sito.