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Descrizione
Il Museo Regionale, istituito nel 1914 con raccolte del Civico Museo Peloritano, attualmente si trova in Viale della Libertà, di fronte al capolinea nord del tram. Occupa alcuni edifici una volta appartenenti alla filanda Melinghoff, su un’area che in passato ospitò l’Archimandritato del Santissimo Salvatore dei Greci, un grandioso convento basiliano.
Dopo il terremoto del 1908, tutte le opere della città antica vennero raccolte in questo luogo, conosciuto appunto con il nome di Spianata dei Greci. Visto il grande numero di opere e reperti restituiti alla città, gli attuali locali risultano insufficienti per la loro esposizione e si è da decenni in attesa dell’apertura dei nuovi padiglioni adiacenti.
Al momento la sistemazione museale è limitata alla sezione che espone opere di epoca medievale e moderna. L’edificio è preceduto da un giardino e da una terrazza ad aiuole con statue provenienti da chiese e palazzi distrutti.
La sala I ospita opere della cultura bizantino – normanna, tra le quali un mosaico a nicchia, proveniente dalla ormai distrutta chiesa di San Gregorio, che raffigura una Madonna in trono con bambino e offerente, detta della Ciambretta, di ignoto bizantino risalente al sec. XIII e il sarcofago dell’archimandrita Luca, morto nel 1175.
Nella sala II sono presenti opere della cultura gotica. Degna di ammirazione una statua di Madonna seduta col Bambino, nota come la Madonna degli Storpi, scolpita intorno al 1333 da Goro di Gregorio.
Della sala III, dedicata alla cultura tardogotica e del primo Rinascimento, sono da ricordare la statua della Madonna col Bambino, attribuita a Baboccio da Piperino (sec. XV) e un grande Crocifisso ligneo policromo di ignoto della prima metà del sec. XV.
Nella sala IV, di Antonello e della cultura Antonelliana e fiamminga, merita attenzione il polittico che Antonello dipinse nel 1473 per il monastero di San Gregorio, composto da cinque tavole, Madonna in trono col bambino tra i Ss. Gregorio e Benedetto e, in alto, angelo annunziante e Annunziata.
La sala V ospita le opere di Girolamo Alibrandi e della cultura del primo ‘500. Da ricordare la tavola del Giudizio Universale, datata 1514, e di Santa Caterina d’Alessandria e della Presentazione al Tempio, firmata dallo stesso Alibrandi e datata 1519, recuperata dopo il terremoto in 280 frammenti; il ciborio marmoreo proveniente dal Duomo e la statua in marmo della Madonna col Bambino, entrambi di Antonello Gagini.
La sala VI è dedicata alla cultura manierista. Spiccano la grande tela l’Adorazione dei pastori di Polidoro da Caravaggio datata 1533 e, al centro della sala, Scilla, la statua di Giovanni Angelo Montorsoli , parte originale della fontana del Nettuno (1557).
Nella sala VII, oltre a numerose opere attribuite ad artisti della seconda metà del ‘500, è possibile ammirare nelle vetrine alcuni vasi da farmacia di bottega veneziana e esemplari di oreficeria messinese dei secoli XVI – XVIII.
La sala VIII ospita, tra le altre opere, il busto di Francesco Maurolico, illustre personaggio messinese, fatto da ignoto e risalente al sec. XVI.
La sala IX custodisce alcune opere pittoriche appartenenti alla prima metà del ‘600 di Alessandro Allori, Giovan Simone Comandè e altri.
La sala X, di Caravaggio e dei caravaggeschi, ospita la Risurrezione di Lazzaro e Adorazione dei pastori, due bellissime tele dipinte da Michelangelo Merisi da Caravaggio durante il suo soggiorno in città nel 1609.
Nelle sale XI e XII, dedicate rispettivamente alla cultura del ‘600 messinese e alla cultura settecentesca, spiccano le opere dei pittori Giovan Battista Quagliata, Agostino Scilla, Giovanni Tuccari, Letterio Paladino e di altri pittori e scultori tra i maggiori della storia dell’arte.
Merita di essere menzionata l’ampia raccolta di oreficeria siciliana che va dal XV al XIX secolo che raccoglie opere degli artisti associati alla congregazione degli Orafi e Argentieri, di Antonio Martinez, Filippo Juvarra e Michele Rizzo, solo per citarne alcuni.
Dopo il terremoto del 1908, tutte le opere della città antica vennero raccolte in questo luogo, conosciuto appunto con il nome di Spianata dei Greci. Visto il grande numero di opere e reperti restituiti alla città, gli attuali locali risultano insufficienti per la loro esposizione e si è da decenni in attesa dell’apertura dei nuovi padiglioni adiacenti.
Al momento la sistemazione museale è limitata alla sezione che espone opere di epoca medievale e moderna. L’edificio è preceduto da un giardino e da una terrazza ad aiuole con statue provenienti da chiese e palazzi distrutti.
La sala I ospita opere della cultura bizantino – normanna, tra le quali un mosaico a nicchia, proveniente dalla ormai distrutta chiesa di San Gregorio, che raffigura una Madonna in trono con bambino e offerente, detta della Ciambretta, di ignoto bizantino risalente al sec. XIII e il sarcofago dell’archimandrita Luca, morto nel 1175.
Nella sala II sono presenti opere della cultura gotica. Degna di ammirazione una statua di Madonna seduta col Bambino, nota come la Madonna degli Storpi, scolpita intorno al 1333 da Goro di Gregorio.
Della sala III, dedicata alla cultura tardogotica e del primo Rinascimento, sono da ricordare la statua della Madonna col Bambino, attribuita a Baboccio da Piperino (sec. XV) e un grande Crocifisso ligneo policromo di ignoto della prima metà del sec. XV.
Nella sala IV, di Antonello e della cultura Antonelliana e fiamminga, merita attenzione il polittico che Antonello dipinse nel 1473 per il monastero di San Gregorio, composto da cinque tavole, Madonna in trono col bambino tra i Ss. Gregorio e Benedetto e, in alto, angelo annunziante e Annunziata.
La sala V ospita le opere di Girolamo Alibrandi e della cultura del primo ‘500. Da ricordare la tavola del Giudizio Universale, datata 1514, e di Santa Caterina d’Alessandria e della Presentazione al Tempio, firmata dallo stesso Alibrandi e datata 1519, recuperata dopo il terremoto in 280 frammenti; il ciborio marmoreo proveniente dal Duomo e la statua in marmo della Madonna col Bambino, entrambi di Antonello Gagini.
La sala VI è dedicata alla cultura manierista. Spiccano la grande tela l’Adorazione dei pastori di Polidoro da Caravaggio datata 1533 e, al centro della sala, Scilla, la statua di Giovanni Angelo Montorsoli , parte originale della fontana del Nettuno (1557).
Nella sala VII, oltre a numerose opere attribuite ad artisti della seconda metà del ‘500, è possibile ammirare nelle vetrine alcuni vasi da farmacia di bottega veneziana e esemplari di oreficeria messinese dei secoli XVI – XVIII.
La sala VIII ospita, tra le altre opere, il busto di Francesco Maurolico, illustre personaggio messinese, fatto da ignoto e risalente al sec. XVI.
La sala IX custodisce alcune opere pittoriche appartenenti alla prima metà del ‘600 di Alessandro Allori, Giovan Simone Comandè e altri.
La sala X, di Caravaggio e dei caravaggeschi, ospita la Risurrezione di Lazzaro e Adorazione dei pastori, due bellissime tele dipinte da Michelangelo Merisi da Caravaggio durante il suo soggiorno in città nel 1609.
Nelle sale XI e XII, dedicate rispettivamente alla cultura del ‘600 messinese e alla cultura settecentesca, spiccano le opere dei pittori Giovan Battista Quagliata, Agostino Scilla, Giovanni Tuccari, Letterio Paladino e di altri pittori e scultori tra i maggiori della storia dell’arte.
Merita di essere menzionata l’ampia raccolta di oreficeria siciliana che va dal XV al XIX secolo che raccoglie opere degli artisti associati alla congregazione degli Orafi e Argentieri, di Antonio Martinez, Filippo Juvarra e Michele Rizzo, solo per citarne alcuni.